Adriano Olivetti Ex Studente al "I.T.C. Bonelli"

Via Jervis è la strada più bella del mondo»: così l’architetto Le Corbusier quando visitò gli stabilimenti Olivetti a Ivrea. Situati appunto nella via dedicata, dopo la guerra, a Willy Jervis, dirigente dell’azienda e partigiano ucciso dai tedeschi nel 1944. Il grande architetto franco-svizzero collaborò con l’ingegnere Adriano Olivetti e alla fine degli Anni ’50 stavano lavorando a un progetto di ampliamento dello stabilimento, che l’improvvisa morte di Olivetti nel 1960 e la successiva scomparsa di Le Corbusier nel 1965 impedirono di completare.

Di questo e in generale della figura dell’industriale «illuminato» parlerà martedì, alle 17,30 a Villa Tornaforte Aragno a Cuneo, il nipote di Olivetti, Beniamino de’ Liguori Carino, dialogando con l’editore Nino Aragno sul tema «Il tempo di Adriano». Figlio di Laura, l’ultimogenita di Adriano, Beniamino de’ Liguori dirige le «Edizioni di Comunità» fondate dal nonno nel 1946 ed è segretario generale della Fondazione Adriano Olivetti, nonché vicepresidente dell’Associazione Archivio storico Olivetti.

Il nonno Adriano è stato il più illuminato grande imprenditore italiano del secondo Novecento. Caratterizzò la sua impresa come un luogo di offerta culturale e di alto valore sociale, con l’innesto al proprio interno di intellettuali, architetti, designer, sociologi, psicologi e psicanalisti. In un unico ambiente lavorativo si intersecavano esperienze operaie e intellettuali che diventavano forza culturale innovatrice all’esterno della fabbrica.

«Edizioni di Comunità, la casa editrice fondata da Adriano e oggi diretta dal nipote – dice Nino Aragno -, non fu concepita come un atto di mecenatismo culturale da parte di un ricco industriale, ma come cinghia di trasmissione dei valori che il laboratorio di cultura industriale produceva all’interno dell’Olivetti».

Secondo Adriano Olivetti la formazione tecnico-scientifica e quella umanistica dovevano integrarsi e cooperare, quindi per i livelli più alti selezionava il personale secondo il «principio delle terne»: per ogni nuovo tecnico o ingegnere assumeva anche una persona di formazione economico-legale e una di formazione umanistica.

Come ha documentato La Stampa domenica scorsa, Adriano Olivetti, nato a Ivrea nel 1901, studiò all’istituto tecnico «Bonelli» di Cuneo durante la Prima guerra mondiale, dal 1916 al 1918, diplomandosi nel corso «Fisico-Matematico», proseguendo poi gli studi al Politecnico di Milano dove si laureò ingegnere. Per volere del padre non frequentò ginnasio e liceo, quindi non studiò a scuola latino, greco e filosofia, ma fin dagli Anni ’40 poeti, letterati e scrittori di rilievo della letteratura contemporanea operarono nella sua fabbrica a Ivrea, ricoprendovi ruoli di grande responsabilità. Importanti intellettuali italiani sono stati olivettiani: Franco Ferrarotti, Giovanni Giudici, Franco Fortini, Paolo Volponi, Leonardo Sinisgalli, Geno Pampaloni, Ettore Sottsass, Luciano Gallino, Ottiero Ottieri, per non citarne che alcuni.

Il giorno successivo, mercoledì alle 10, il dottor de’ Liguori sarà ospite dell’istituto «Bonelli» dove studiò il nonno e dialogherà con gli attuali allievi. 


Adriano Olivetti frequentò per due anni il Bonelli di Cuneo dove si diplomò nel 1918.
La rivelazione de La Stampa: le carte erano custodite negli archivi dell’istituto tecnico.

Adriano Olivetti 'La Stampa'