Il nipote di Adriano Olivetti fra i “compagni” del nonno

Affollata partecipazione martedì pomeriggio a Villa Tornaforte Aragno al dialogo tra il padrone di casa, l’editore Nino Aragno, e il suo collega Beniamino de’ Liguori Carino, titolare delle Edizioni di Comunità, nonché presidente della Fondazione Adriano Olivetti. De’ Liguori è anche nipote del grande industriale di Ivrea e come tale ieri mattina è stato ospite dell’Itc «Bonelli» di Cuneo per una conferenza agli studenti «compagni di scuola» del nonno che, come documentato da La Stampa, studiò e si diplomò in quell’istituto nel biennio1916/’18.
Presenti gli allievi di tre classi quarte e, con il dirigente Carlo Garavagno, una quarta dell’istituto per geometri «Bianchi-Virginio». La dirigente del «Bonelli», Maria Angela Aimone, nel presentarlo
ha informato De’ Liguori degli studi effettuati dalle classi sulla figura dell’imprenditore e intellettuale Adriano Olivetti, dicendo che presto alcune classi visiteranno gli stabilimenti di Ivrea dichiarati «patrimonio dell’umanità». Beniamino de’ Liguori ha manifestato la sua emozione nel trovarsi fra i banchi frequentati dal nonno un secolo fa e ha delineato ai ragazzi la figura del personaggio e le linee fortemente innovative della sua opera come titolare e dirigente di quell’azienda, all’avanguardia tecnologicamente e culturalmente.
Rispondendo alle domande degli insegnanti, come la vicepreside Antonella Isoardi e la professoressa Manuela Maroglio, l’editore De’ Liguori ha dichiarato la disponibilità della Fondazione e dell’Archivio storico olivettiano, che ora hanno sede a Roma, a fornire documentazione e supporto per le ricerche e gli studi che le classi dell’istituto vorranno
intraprendere.
Quando l’oratore ha citato il prototipo di personal computer che la Olivetti realizzò per prima al mondo, lo studente Lorenzo Dardanelli gli ha chiesto quanto costava e lui ha risposto: «Come il prezzo di una Fiat 500 in quegli Anni ’60». L’allieva Veronica Prin ha raccontato gli studi della sua classe, la 4ªC, sulla figura di Olivetti e ha mostrato la copertina dell’elaborato finale con la foto di Adriano a forma di cuore e la sua celebre frase: «Un sogno sembra un sogno fino a quando non
si comincia da qualche parte, solo allora diventa un proposito, cioè qualcosa di infinitamente
più grande».